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17 ottobre, 2011

Il giardino Inglese 1° Parte


Giardino all'inglese

Olio su tela canvas 40x60
Mario Negro


Nel “Novissimo Melzi” del 1943, sezione Linguistica, alla voce “giardino”,si legge: “... luogo cinto da muro o di siepe, dove si coltivano fiori e alberi.Giardino inglese, quello, nel cui territorio ondulato e vario, si coltivano boschetti, frammisti a praterie, viali, laghetti, ecc.”
.La spiegazione del Melzi non è che una “moderna” definizione del giardino,cioè uno spazio di terreno chiuso da un muro con alberi, arbusti vari, spesso adiacente ad una villa o ad un palazzo; definizione derivata dal vecchio vocabolario di A. C. Qutrimar de Quincy (1755 – 1849), alla quale molti si sono adeguati. Il giardino, nella civiltà orientale, era considerato “elemento decorativo e manifestazione di lusso e potenza”; in Europa “… acquista importanza nell’età classica”. Ma la definizione di giardino si presta anche ad interpretazioni esoteriche e più complesse. Hans Biedermann nella sua Enciclopedia dei Simboli scrive: “… il percorso dalla foresta selvaggia attraverso il boschetto sacro conduce al giardino,
cioè ad una porzione di natura organizzata e curata in modo artificiale, a cui il simbolismo tradizionale assegna un ruolo positivo… Il Giardino del Paradiso rimanda al Creatore, che assegnò ai primi esseri umani un luogo ben curato e dal quale erano esenti i pericoli”. “Nell’iconografia alchimistica un giardino di questo genere rappresenta una contrada a cui è possibile accedere attraverso una stretta porta e soltanto a condizione di aver superato grandi fatiche e difficoltà”. È una definizione che conserva elementi che giustificano l’esistenza di
giardini dove, più o meno sensibile nel tempo, si è manifestata anche una presenza massonica. Citando Tommaseo che annotava che “… l’orto è più utile che diletto, il giardino più a diletto che utile”, è da premettere che l’uomo ha sempre cercato di riconoscere (o reinventare) la natura selvaggia; tentativo oggi reso più
difficile dalla moderna industrializzazione e globalizzazione del mondo. Così qualche volta si è volutamente confuso teatro con natura; un riscontro restando in Veneto: 1815, l’allestimento a giardino del Salone padovano in onore della coppia imperiale absburgica in visita alla città, voluto ed organizzato da Giuseppe Jappelli, famoso architetto massone che troveremo più avanti. Per l’Occidente, la Bibbia descriveva l’Eden, la Mitologia ricordava più volte i Giardini delle Esperidi (le odierne Canarie, dove cresceva il pomod’oro), i mitici Giardini Pensili di Babilonia voluti, secondo Diodoro, dalla regina Semiramide e che costituivano una delle sette (numero alchemico) Meraviglie del Mondo, si ricordavano anche i Giardini dell’Accademia ove Platone adunava i suoi discepoli e fondava quella scuola filosofica che ne prendeva poi il nome.Venendo tempi più recenti e superando le vestigia della Romanità, nel Medioevo il concetto di giardino si riduceva al chiostro, chiuso e a disegno di
croce; mentre per la religione cristiana era spesso paragonato alla verginità della Madonna.

Nino Agostinetti

"Giardini Massonici dell'ottocento Veneto"

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