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23 agosto, 2010

Verde e non solo



 Dal viola delle orchidee selvatiche all'arancio speziato delle gerbere, ecco l'aristocratico giardino irlancìeQdi Val ed Hellen Dillon, circondato da alberi imponenti, dove le piante hanno la dignità di esseri viventi.
Nell'immaginario collettivo l'Irlanda porta alla mente il verde intenso delle campagne, suggestive chiese romaniche e gotiche circondate da romanici cimiteri fioriti, splendidi cavalli, e affascinanti leggende gaeliche, popolate di santi e demoni, di gnomi, fate benefiche, streghe e valorosi guerrieri. Ranelagh,una zona residenziale a nord di Dublino, riassume queste caratteristiche, le Porta fino all'interno del tessuto urbano. Campagna ancora pochi decenni or sono, Ranelagh non è certo la Dublino tardo-ottocentesca raccontata da JOice. Nulla rammenta il fatto che siamo in una grande città. Chiese e conventi, eleganti calessi trainati da poderosi bai irlandesi contribuiscono ad una generale atmosfera di campagna. Per le stradine acciottolate si parla unicamente il gaelico, l'antichissima incomprensibile lingua autoctona. Il segno architettonico predominante è quello eclettico della fine del XIX secolo ed anch'esso paradossalmente sottolinea il fascino 'oXfordiano', da piccola cittadella universitaria perduta fra il verde che caratterizza Ranelagh. Imponenti edifici neogotici,costruzioni vittoriane animate da bianche colonne, quelle tipiche in mattoni rossi dell'Irlanda primi novecento spiccano su uno scenario dove il verde in tutte le sue sfumature recita il ruolo di protagonista assoluto. Secoli di imprinting britannico hanno lasciato un forte segno, specie nell'architettura sia pubblica che privata. Quasi celata da una fitta cortina di alberi, la grande casa tardo-vittoriana di Val ed Hellen Dillon

racconta lo stile di vita all'insegna dell'understatement dei proprietari, ma soprattutto ne rivela la divorante, reciproca passione per gli studi botanici e l'architettura dei giardini. Riedificata venticinque anni fa, quando Hellen, scozzese purosangue, arrivò nella terra di San Patrizio, la casa è divenuta i vero e proprio quartier generale dell'attività dell'energica signora e del marito Val, un aristocratico irlandese.Hellen donna
caparbia e attiva, da più di dieci anni ha convertito gli Irlandesi al gusto squisitamente britannico per il giardino, grazie al suo programma televisivo seguito da milioni di spettatori. Un successo clamoroso, dove si parla di scelte floreali e potature, di tecniche d'irrigazione e di piantumazione, ancor più significativo se si pensa che, come ama raccontare Hellen, "un paio di decenni fa, qui nessuno aveva la più pallida
idea di che cosa volesse dire coltivare piante e fiori, ed i giardini altro non erano che informi ammassi verdi, privi di grazia e di geometria". Il segno progettuale di Hellen si nutre soprattutto di riferimenti settecenteschi, di ispirazioni paesaggistiche neoclassiche. Nel suo giardino privato, le piante hanno dignità di esseri viventi, instaurano un dialogo naturale con le sculture in pietra, con la vita quotidiana che si svolge all'interno dell'abitazione. L'ampia struttura geometrica ad arco si sviluppa ariosa nel green, il tappeto erboso, dove occhieggia una piccola vasca d'acqua. Una elegante urna settecentesca, quasi un frammento aristocratico, qui giunto da Stowe, da Chatsworth, sorge in un angolo ombroso, abbraciata da bossi nani ed ellebori ,da un gruppo di sempreverdi.La breve gradinata che conduce al giardino è vegliata da due sfingi ottocentesche, delle quali una suggestivamente seminascosta da una coltre d'edera. Ed ecco riaffiorare nella memoria la pittura settecentesca e protoromantica di Hubert Robert, le seduzioni "all'inglese" dei giardini di Ermenonville, dell'Hameau di Maria Antonietta a Versailles, la Beloeil fatata del principe di Ligne. Sul lato destro, quasi incorniciata da un'arcata di fiori e piante rampicanti, spicca, fiera ed imprendibfle, una Diana cacciatrice. "Contrariamente a quanto prescrive il gusto continentale", racconta Hellen Dillon, "una tavolozza giocata su fioriture di bianco e giallo pallide, delicate, io amo specialmente i toni fauves, quelli che vanno dal porpora al viola vibrante".A questo universo cromatico acceso e vivido è stata dedicata un'ala interna del giardino, dove esplodono clematidi rosa intenso "Gregoire Staechelin", il carminio orientale ed opulento delle rose "Bengal Crimson", l'arancio speziato delle gerbere che si accostano al viola ecclesiastico delle orchidee selvatiche. Nuances chiare sono apportate invece dai profumati caprifogli, dai teneri fiori di melo. Tutto è circondato da un vivace sottobosco dove predomina il colore bordeaux. La serra di sapore antico, dalle stilizzate forane in ferro battuto, contiene centinaia di varietà floreali. Essa costituisce la naturale prosecuzione del giardino, l'amatissimo laboratorio di sperimentazione dove Hellen, specie durante i lunghi inverni irlandesi, soddisfa la sua passione per gli incroci nuovi e curiosi.

Cesare Cunnaccia

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