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08 agosto, 2011

Villa Lante fra storia e paesaggio


La storia di Villa Lante inizia nel 1428 quando divenne vescovo di Viterbo il cardinale Raffaele Riario; egli decise di creare un barco di circa 25 ha accorpando alcuni terreni a coltivo, pascolo e bosco situati alle pendici del Monte S. Angelo, in contrada San Sebastiano, poco fuori le mura del Castello di Bagnaia, la cui signoria era affidata al vescovo di Viterbo già dal 1202. Nel 1514 il cardinale Riario diede avvio alla recinzione del terreno e in seguito vi fece costruire un Casino di Caccia.
Al Riario succedette il cardinale Nicolò Ridolfi (1521) che commissionò all'architetto Tommaso Ghinucci la costruzione di un acquedotto per alimentare le fontane che volle collocare nel possedimento. Ghinucci venne inoltre incaricato della realizzazione di una strada rettilinea per il collegamento di Bagnaia al Santuario della Madonna della Quercia e della sistemazione urbanistica del borgo, attraverso la costituzione di un tridente viario che avrebbe saldato il borgo al barco. Successivamente all'attività del cardinale Ridolfi, il barco di Bagnaia fu dato in enfiteusi, ma il cardinale Giovan Francesco De Gambara, di nobile famiglia bresciana e vescovo di Viterbo dal 1566, ne sollecitò e ottenne da Papa Pio V l'annullamento. Il Gambara volle creare all'intemo del barco un giardino formale e il barco stesso subì delle trasformazioni che ne fecero perdere la sua funzione originale.
Il disegno della Villa di Bagnaia viene attribuito tradizionalmente al Vignola, che in quegli anni operava a Caprarola, su commissione del cardinale Alessandro Farnese, ma al di là della corrispondenza fra il Gambara e Alessandro Farnese, che testimonia una visita del Vignola del 1568, non si hanno prove documentali certe al riguardo (PIAllA, 2000). Si sa con certezza che i lavori per i terrazzamenti necessari alla creazione del giardino formale all'interno del barco e in asse con l'ampliamento del borgo avvennero tra il 1573 e il 1574, anno della morte del Vignola. Nel 1578, come testimoniano gli appunti dell'Ardito, cronista di Gregorio XIII in visita a Bagnaia, il barco era stato trasformato in un bellissimo giardino con viali ombrosi, boschetti, alberi da frutto e fontane, fra le più belle e originali che allora si potevano conoscere (AR-DITO, 1578); queste ultime furono indicate dai contemporanei come opere del Ghinucci. Negli stessi appunti si ha testimonianza dell'avvenuta costruzione di una delle due palazzine gemelle, la Palazzina Gambara.

La realizzazione della Villa subì un'interruzione a seguito della visita del cardinale Borromeo (1579), contrariato dalle spese e dalla tipologia di realizzazioni che non si addicevano allo spirito della Chiesa (ADORNI, 1990).
Alla morte del Gambara, il successore, Carlo Montiglio, dovette cedere alla Reverenda Camera Apostolica, su indicazione della Curia Romana, il possesso di Bagnaia. Tre anni dopo il complesso della Villa entrò in possesso del cardinale Alessandro Montalto, nipote di Papa Sisto V, che si dedicò al suo completamento e miglioramento. li cardinale Montalto fece costruire la palazzina gemella e la Fontana dei Mori, sormontata dell'emblema della famiglia: i monti che reggono una stella.
Al Montalto seguirono Ludovico Ludovisi, nipote di Gregorio XV, i cardinali Antonio Barberini, Antonio Pamphili e Federico Sforza, il governatore di Viterbo Monsignor Antonio Acquaviva d'Aragona, quindi, nel 1656, sotto Alessandro VII, la Camera Apostolica cedette la Villa in enfiteusi al duca Ippolito Lante della Rovere. La proprietà rimase in mano ai Lante per tre secoli; nell'arco del 1700 i Lante apportarono diversi cambiamenti, soprattutto nella terrazza a parterres. Nel 1953 Villa Lante fu acquistata dalla Società Lante, che riparò i danni causati dalla guerra e nel 1973 passò allo Stato italiano.Nonostante la sua lunga storia Villa Lante è arrivata ai giorni nostri senza aver subito significative trasformazioni; anche la superficie è pressappoco quella delimitata dal Cardinale Riario . Essa rappresenta uno dei più completi esempi di "giardino all'italiana", nella sua armonica geometria e nella sua completa compenetrazione tra scenario naturale e struttura artificiale.

Testo di Adriana Rispoli - Dott. Agronomo

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