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12 ottobre, 2011

Filippino Lippi, da allievo a rivale di Sandro Botticelli

 
 
 
 
Le Scuderie del Quirinale a Roma proseguono nella presentazione al grande pubblico dei massimi esponenti dell’arte italiana con “Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ‘400”, mostra a cura di Alessandro Cecchi, direttore della Galleria Palatina, degli Appartamenti Reali di Palazzo Pitti e del Giardino dei Boboli di Firenze ed eminente studioso del Rinascimento italiano. Corredano l’esposizione incontri didattici e un catalogo pubblicato da 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore.

«Restò la fama di questo gentil maestro talmente nei cuori di quegli che l’avevano praticato, ch’e’ meritò coprire con la grazia della sua virtù l’infamia della natività sua, e sempre visse in grandezza et in riputazione»; con queste parole Giorgio Vasari, nell’edizione delle Vite del 1550, descrive Filippino Lippi, figlio di fra’ Filippo Lippi, celebre pittore e frate carmelitano, e della monaca Lucrezia Buti. Secondo l’autore delle Vite, Filippino (così chiamato per distinguersi dal padre) con la sua vita operosa e dedita all’arte aveva saputo riscattare lo scandalo della propria nascita in una città come Firenze, in cui la concorrenza fra le botteghe di Botticelli, Verrocchio e dei fratelli Pollaiuolo era spietata.

Si apre, appunto, con la denuncia anonima, conservata nell’Archivio di Stato di Firenze, effettuata in data 8 maggio 1461, circa la nascita illegittima di Filippino dalla relazione tra Fra Filippo con la monaca Lucrezia Buti, il percorso espositivo che, per la prima volta, dedica una completa retrospettiva a Filippino Lippi, rendendo pienamente merito a questo nobile artista.

Filippino Lippi, nato nel 1457, cresce a Prato ma artisticamente si forma a Firenze; entra nella bottega del Botticelli, dove è documentata la sua presenza nel 1472. Da lì inizia la sua lunga carriera, durata circa trentaquattro anni, con risultati eccellenti per lo stile e proficui per la produzione, che spazia dalle tavole agli affreschi.

L’artista, non riconosciuto immediatamente dal celebre studioso Bernard Berenson, che diede inizialmente il nome di “Amico di Sandro” alla sua produzione giovanile, si distinse dal suo maestro per stile, raffinatezza e delicatezza del tratto e dei colori, che lo trasformarono, agli occhi di Botticelli ormai in crisi nei suoi ultimi anni di attività, da allievo modello a vero e proprio rivale. È probabile che la rivalità fosse accentuata dal fatto che lo stesso Botticelli, dopo essere stato allievo del padre di Filippino, Filippo, fosse riuscito, dopo anni a diventare con la sua bottega situata nella Via Nuova di Ognissanti, il protagonista indiscusso nella Firenze del Quattrocento.

La mostra indaga, quindi, gli inizi di Filippino nella bottega del Botticelli, con un raffronto fra i due artisti nelle sale espositive; fra le opere esposte realizzate dal Botticelli si segnalano la famosissima Adorazione dei Magi, proveniente dalla Galleria degli Uffizi, e la Derelitta, prestata eccezionalmente dai principi Pallavicini di Roma.

Non manca una visione di ciò che era la realtà artistica presente in quegli anni con l’e sposizione di opere realizzate dal padre, Fra’ Filippo, da Raffaellino del Garbo o da Piero di Cosimo.

A scoprire il talento e il genio di Filippino a Firenze fu il ricco banchiere e mercante Filippo di Matteo Strozzi; notizie sulla prima commissione si hanno dal pagamento effettuato per “ il disegno d’una spalliera a verdura fattoci”. Qualche anno dopo Matteo Strozzi affidò a Filippino l’incarico di eseguire la cosiddetta Madonna Strozzi, per la cappella di famiglia in Santa Maria Novella, attualmente al Metropolitan Museum of Art di New York.
 
L’allestimento a Roma si è presentato come l’occasione per evidenziare quanto le antichità presenti in città siano state oggetto di studio per Filippino; testimoniano la sua attenzione numerosi disegni, fra cui la Figura inginocchiata per l’Adorazione dei Magi e Due studi per candelabre a grottesca, provenienti dal Gabinetto dei Disegni e le Stampe degli Uffizi, o un eccezionale prestito dal Musée des Beaux-Arts di Lille, lo Studio per una Sibilla con due Angeli, realizzato fra il 1489 e il 1493.

Non mancano accenni sulla commissione del ciclo affrescato nella Cappella Carafa in Santa Maria sopra Minerva, con la presenza in mostra della lettera del cardinale Oliviero Carafa all’A bate di Montescalari Gabriele Mazzinghi con elogi per Filippino raccomandato dal Magnifico, del 1488 e conservata presso l’A rchivio di Stato di Firenze. La sua attività a Roma è documentata anche dalla presenza della Pala Nerli di Santo Spirito, capolavoro recuperato per l’occasione, grazie ai Friends of Florence.

Arricchisce il percorso espositivo una serie di appuntamenti per adulti e bambini organizzati dai Servizi Educativi-Laboratorio d‟arte; a partire dal 14 ottobre quattro incontri indagano con sguardo diverso uno dei capolavori in mostra con “l’aperitivo per leggere”, mentre per i ragazzi dai 7 agli 11 anni con “Che maniere!” è prevista una visita in mostra e un laboratorio per conoscere la vita e le opere di Lippi.

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