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19 giugno, 2011

I fiori del mare


 La costiera Amalfitana corre, da Salerno a Capo d'Orso, come una balconata scavata nella pietra, emozionante e selvaggia. Immersa nella macchia mediterranea, s'inerpica stretta fra la roccia incombente e il precipizio a mare.
Scandita da millenarie torri di avvistamento, incrocia borghi marini dai nomi mitici, Maiori, Ravello, Positano, Vietri; attraversa vigneti, carrubi, pittospori, grappoli selvatici di capperi, agavi e oasi inattese di palme e di agrumi. Nelle curve della sua corsa si addensa la folgorazione dei colori, poi la Costiera si concede bellissima, persa in un mozzafiato turchese e cobalto di mare e di cielo.
Qui, un giardino aggrappato alla roccia schiude il suo splendore in una serie di spericolate terrazze concentriche che discendono ripide verso l'acqua. Ovunque la bougainvillea fa da padrona, crinoline di brattee lievi, rosa shocking, porpora, arancio e viola sfidano il cielo e accompagnano la storia del giardino. All'ingresso del parco, nella prima grande terrazzatura, si apre il Giardino Alto, solcato da un viale largo e lento. Il passeggio segue l'andamento naturale del suolo, si insinua fra sentieri odorosi di santolina e lavanda, e lega tra loro le aiuole affacciate sul mare. Nel movimento di pianori, piccole balze e dossi arrotondati, palmizi che paiono sfiorare la costa lontana si alternano a Lagerstroemia dal color porpora, e magnolie
soulangeana dai fiori rosa-viola e boschetti di camelie tra cespugli di Cotoneaster. Nel folto dell'erba e sui salti dei dislivelli si alternano ortensie, gomitoli di lantana, clivie, gigli, rose, viburno e spirea . Tassi e cipressi che si alzano dai prati sottostanti sembrano spuntare dal nulla, quasi posati sul vento, e tutt'intorno Cycas e folti d'acanto.Rasentando il belvedere sulla terrazza il camminamento si restringe e si trasforma in una scala minuta, intessuta di rampicanti e alloro, che taglia sottile il succedersi delle terrazze, scende al mare, lambisce il dorso delle conifere, fende l'ombra di pino e si arresta davanti al Giardino Basso. La radura arrotondata, ridosso alla roccia, disegna un nuovo paesaggio. I limoni bucano d'oro il graticcio della pergola e coprono, ridenti, un poggio punteggiato di Plumbago. Più in là, fra gerani e l'arruffo stordente dei gelsomini, si riflettono nell'acqua turchese della piscina le fogliature esagerate di Gunnera manicata, banani e palme, affiancati da lantana e Hibiscus rosa. Dovunque, imperiosa, la bougainvillea cremisi stende i suoi fiori, li attorciglia ai pali di castagno del parapetto, si stira pigra a semicerchio, incornicia la Costiera, corre accanto agli Hibiscus, alle agavi, ai cipressi, infine sembra gettarsi nell'abisso turchino del mare.
Dall'altro capo la prateria si ritrae verso il ritorno, s'immerge nel selvatico del sottobosco dove la cortina degli alberi attutisce la frenesia insolente delle cicale e inventa grotte d'ombra sugli Agapanthus azzurri. Nella risalita il sentiero tenta balze di roccia con gradini di muschio, costeggia il precipizio abbagliante velato da palme; in un'ansa scoperta il calore del sole riesplode, incendia di riflessi l'indaco del mare e fila righe lucenti attraverso le barbe bionde di una palma, la Butia capitata. Riguadagnato il giardino alto che accompagna all'uscita, una bougainvillea californiana stretta sull'edera riannoda il filo di questa leggenda.


Testo: Patrizia Spinelli Napoletano




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