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19 dicembre, 2010

"Il mio mestiere è creare giardini"




"Il mio mestiere è creare giardini": così soleva presentarsi René Pechère. Era il suo marchio di fabbrica, l'incipit, un po' scherzoso, con il quale apriva (quasi sempre) le proprie affollatissime conferenze. Ora che questo straordinario gardener non c'è più, resterà un ricordo indelebile nella memoria di chi ha avuto la ventura di ascoltarlo, un clic emotivo che servirà a rammentarcene la ricchezza culturale, lo smisurato sapere, la fertile:inventiva.
Nato nel 1908 a Bruxelles e scomparso a Marsiglia nel maggio del 2002, Pechère è stato un protagonista e un riferimento obbligato per la storia del giardino contemporaneo. Negli oltre 900 interventi pubblici e privati che hanno scandito la sua carriera, ha dato forma suggestiva a una visione paesaggistica che lui stesso riassumeva così: "Il materiale di un giardino è la natura, ma esso è il prodotto dell'uomo e delle sue tecniche: è artificiale".Operando soprattutto in Belgio e in Francia, ha affrontato le più importanti problematiche relative al verde. Come fondatore e presidente del Comité international des Jardins et Sites historiques, si è a lungo soffermato sul tema spinoso del dialogo tra attualità e preesistenza, suggerendo moderazione filologica da un lato e, dall'altro, rispetto dell'immagine consolidata nella percezione collettiva nel caso si abbia a intervenire su giardini storici: "Non è più possibile", diceva, "imitare Luigi XIV che faceva cambiare i tulipani fino a tre volte al giorno per sbalordire i suoi ospiti. E nemmeno si può, per ritornare alla situazione originaria, mettere a dimora piante laddove ci si è abituati a vedere prato. Occorre procedere per gradi".In qualità di architetto paesaggista (è stato presidente della Fédération internatinnale des architectes paysagistes ) ha poi riletto in modo vincente e convincente la nozione di giardino urbano intendendolo non solo come trasposizione decorativa e romantica della campagna nel tessuto della città, ma come elemento fondamentale della formazione culturale e sensoriale del buon cittadino:Il giardino ha un valore educativo che favorisce lo sviluppo della sensibilità ( ... ) Crearlo o restaurarlo è essenziale nella civiltà dell'automobile", si legge in un suo testo.E ancora, con il libro Grammaire des jardins (purtroppo non tradotto in italiano) ha scritto una pagina decisiva e chiarificatrice rispetto all'idea del verde e della sua evoluzione. Studenti, professionisti o semplici appassionati vi trovano un'inesauribile fonte di ispirazione e di conoscenza in materia di concezione e gestione dei giardini. In fondo, il volume edito nel 1987 rappresenta una sorta di testamento di Pechère, che raccoglie tutto il sapere e l'esperienza di una vita: "Il mio intento", spiegal'autore,"non'è di stabilire una teoria e una pratica dell'arte dei giardini, ma piuttosto di rivelare qualche 'segreto del mestiere'. Questo piccolo testo mostra ciò che ritengo sia in questo senso l'essenziale'. Ovvero che "l'arte dei giardini comprende tutte le arti ( ... ): l'architettura per la composizione, la scultura per la modellatura del terreno, la pittura per l'effetto degli alberi colorati, la musica per i ritmi della composizione, e, per la mutevolezza dei fiori, la poesia, il teatro (scenografia) e la stessa danza. E come queste deve provocare la sorpresa della scoperta"

Testo di : Riccardo Bianchi e Francesca De Col Tana
Edito da : AD

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