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13 dicembre, 2010

Villa Sant'Agata

 
Buongiorno e buon lunedì 13 dicembre, il nostro viaggio virtuale ci porta oggi alla scoperta della villa e del giadino di Villa Sant'Agata ove il musicita Giuseppe Verdi vi trasfeì nel 1848, con Giuseppina Strepponi, la prima interprete del "Nabucco", che sposò nel 1859.
La prima moglie Margherita era morta da qualche anno, la sua opera di musicista era già avviata verso un grande successo, ma alla convulsa vita milanese, preferì questa tenuta a un pugno di chilometri da Parma. La villa, quando Verdi l'acquistò insieme a un grande latifondo, non era che una casa di campagna con molta terra intorno e nessun parco. Fu lo stesso musicista a destinare sei ettari di quel terreno alla creazione di un grande giardino che circondasse la casa su tre lati, a curare personalmente il progetto di ristrutturazione dell'edificio, scuderia compresa. E dopo qualche suggerimento chiesto ad amici, preferì disegnare da sé anche il proprio giardino. Quello che aveva in mente di realizzare era: "un giardino ampio, ma semplice, alcune dozzine di alberi piantati in gran parte con le mie mani e una pozzanghera che onorerò con il pomposo titolo di lago,



tutto ciò senza disegno, senz'ordine architettonico    ". Così infatti descriveva al critico Filippi la sua idea a proposito della sistemazione del giardino. Ma a distanza di circa centocinquant'anni, la Natura non ha obbedito a quelle modeste intenzioni e l'ha trasformato in un parco meraviglioso.Siamo sicuramente daccordo,noi amanti del verde, un bel giardino
è bello sempre, con i fiori o senza, quando s'apre ai primi getti primaverili oppure si prepara, fra le nebbie, al grande sonno invernale,e va visto soprattutto ora, nello spirito malinconico di fine autunno, perché è un giardino romantico abitato soprattutto da grandi alberi che nelle colorazioni di foglie e s'aprono, finalmente, a grandi squarci di cielo. Lo popolano altissime querce, pioppi, platani e faggi disegnati lungo sentieri rivestiti di sabbia, (perché ci si potesse camminare, - come diceva Verdi-, senza imbrattarsi anche nelle giornate di pioggia), una imponente Gingko biloba che da sola accende d'oro l'ampio spiazzo vicino alla casa.
Con spirito virile, Verdi scelse di dare maggiore importanza agli alberi invece che ai fiori, ma si divertì a concepire, secondo il puro spirito romantico dell'epoca, l'inserimento di un piccolo lago, grotte e statue. Il risultato è un luogo magico dove le acque vengono attraversate da ponticelli e si lasciano incorniciare da Taxodium distichum, alberi di notevoli dimensioni; le statue seicentesche, uniche presenze aristocratiche, si disperdono nel giardino quasi a volerci sorprendere con un gesto o uno sguardo.
Quando Verdi prese la decisione di trasferirsi a Sant'Agata , non aveva l'intenzione di chiudersi nel magnifico isolamento dell'artista devoto esclusivamente alla propria musica. Nel 1847 aveva composto "Ernani", poi vennero il "Macbeth", le famosissime opere "Rigoletto", "Il Trovatore", "La Traviata", ma nonostante l'intenso lavoro e il successo, non dimenticò mai d'essere uomo vicino alla terra. E disporre del grande latifondo, fu proprio il modo per coltivare la propria musica e riavvicinarsi agli umori dell'infanzia. Era nato non lontano da lì, a Roncole di Busseto nel 1813, in un luogo fatto di paesaggi rurali e di animali d'allevamento, di fiere paesane e di chiacchere in piazza. Nessun ripiegamento decadente, nessuna leziosità estetica, soltanto un'irruente passione per la terra. C'è un punto nascosto, sul fondo del giardino, che d'improvviso ci mostra un grande cancello: basta anche solo guardarvi attraverso per ammirare il lungo viale di platani che porta l'occhio a perdersi nella campagna.

 Possiamo benissimo immaginare il grande musicista percorrerlo anche nelle giornate più grigie e abbracciare con lo sguardo il paesaggio orizzontale di queste parti: una pianura dolce, operosa, fatta di paesi senza pretesa. La villa con l'attigua cappella, il deposito delle carrozze e il giardino, miracolosamente salvi dagli assalti del tempo e delle mode, hanno mantenuto la stessa quieta atmosfera di allora. Il giardino non è certo un luogo aperto, luminoso, sgargiante, anzi è tutto il suo contrario. Ma proprio per questi suoi sentieri oscuri, le acque neppure limpide, l'intrico dei rami frondosi che osteggiano la strada al sole, acquista un fascino che è solo suo. Dalla piena oscurità della grotta che Verdi fece costruire nel 1870, si scruta lo scenario d'acque, le foglie che d'autunno galleggiano numerose in superficie, si percepisce nel silenzio l'immobilità dell'aria. Possiamo sederci su una delle rare panchine, percorrere i viali e vialetti che si incrociano o ritornare all'ingresso della villa che offre sul suo spazioso piazzale l'unica concessione alle tradizionali aiuole variopinte di fiori, per cogliere gli echi del suo tempo.




Giuseppe Verdi abitò qui fino alla morte, avvenuta proprio all'inizio del secolo, nel 1901. E ora, grazie alla devota opera di conservazione dell' attuale proprietario, suo discendente, possiamo anche noi, per un attimo, dimenticare l'incalzante, rumorosa modernità e respirare le romantiche arie dell'800.Possiamo sicuramente sfruttare ancora qualche fine settimana per visitarlo e godere veramente della bellezza del luogo anche diciamo pure fuori stagione.

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