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18 maggio, 2010

UN SOGNO MEDIEVALE


La Valle d'Aosta, una foglia arricciata con la lunga nervatura centrale della Dora Baltea e le venature secondarie di affluenti che hanno scavato bellissime valli. Gli itinerari su strada sono molto semplici, soprattutto per chi è abituato a muoversi su quattro ruote:
si tratta di infilarsi in una valle e tornare indietro, con i polmoni e gli occhi rinfrancati.Chi ama la natura dovrebbe invece muoversi a piedi o con le pelli di foca, alla scoperta dei paesaggi e delle emozioni che queste montagne sanno regalare. Chi però cerca un'altra faccia della regione, può viaggiare con la mente, attraverso i racconti di qualche valdostano, saltando di paese in paese, superando d'un balzo massicci e ghiacciai. Ad esempio, cercando tutti i ponti più arditi, costruiti dal "diavolo", che qui deve aver lavorato sodo. Nella valle di Gressoney ve ne sono tre a poca distanza: a Lilianes, a Fontainemore e, quello più famoso, a Pont-St. Martin; come ricompensa di quest'ultimo, il povero diavolo, accorso per appropriarsi della pregiata anima di San Martino, dovette accontentarsi di quella di un cane. Ancor più suggestivo è immaginarsi la presenza degli antichi romani: la via delle Gallie, strada in gran parte scavata nella roccia viva, sufficientemente ampia da permettere il passaggio di quattro legionari affiancati (a Dnnas è visibile uno dei tratti meglio conservati) la costruzione dei grandiosi monumenti di Aosta,città nata per decreto nel 23 a. C.; o l'acquedotto di Pondel, sopra Aymavilles, opera ardita (a 52 metri sulle acque impetuose del torrente Grand'Eyvia), quasi paradossale, in un territorio dove l'acqua non manca e la natura provvede a distribuirla ovunque. Ma l'idea più simpatica è visitare un pezzetto di Valle d'Aosta nel cuore di Torino. Sulle rive del Po, all'interno del Valentino per celebrare la grande tradizione medievale piemontese, alla fine dell'800 Alfredo D'Andrade pensò di costruire un complesso che riproducesse esattamente celebri edifici piemontesi e valdostani, per diffonderne la conoscenza in occasione dell'Esposizione Internazionale. Case, castelli, piazze, i cui modelli originali non sempre esistono ancora, e devono il vivo ricordo alla rispettiva copia al Valentino. Schegge di Valle d'Aosta, dicevamo. Il cortile della rocca è identico, per dimensioni e dettagli, a quello del castello di Fenis, con lo stesso loggiato e la stessa scala semicircolare. Anche i muri appaiono di uguale spessore, anche se internamente cavi, saggio accorgimento per contenere gli enormi costi. La camera da letto e gran parte dei mobili e degli arredi sono invece rifatti sul modello di quelli d'Issogne, come anche la curiosa fontana col melograno in ferro battuto. Uscendo dal borgo, l'ultimo ricordo: una croce lignea che si ritrova a Fenis, con il Cristo, la Madonna e gli Evangelisti.Quasi un ex-voto per il savataggio di tanta memoria storica.
Federico Lalatta Costerbosa

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