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24 marzo, 2010

Flora



Festeggiare la fine dell'inverno e il ritorno della bella stagione?Lo facevano anche i romani,con una festa campestre in onore di Flora, la primavera.
Lo scopo della festa era propiziatorio: non facevano niente per niente i nostri antenati, neanche in campo religioso. Se onoravano una divinità, era perché volevano qualcosa da lei: nel caso di Flora che sbocciassero i fiori,che maturassero i frutti e che la primavera portasse i benefici anche economici fondamentali in una società agricola,quale era Roma.e poichè tutto questo dipendeva dalle condizioni climatiche, la festa veniva celebrata in una data variabile, a seconda della durezza e la lunghezza dell'inverno. Ma in età successiva, istituzionalizzata con il nome Floralia, cominciò a essere celebrata in data fissa, dal 28 aprile al 2 maggio.E a questo punto le cerimonie si moltiplicarono:accanto  all'abitudine di coronare il capo con ghirlande di fiori vennero introdotti i mimi, piccole scene comiche nelle quali erano ammesse a recitare anche le donne, alle quali, si dice, gli spettatori chiedevano di spogliarsi sulla scena. Il tutto accompagnato da grandi bevute.Superfluo dire che la cosa non piaceva ai moralisti. Nel terzo secolo, lo scrittore cristiano Lattanzio, sperando di dissuadere i fedeli dal celebrarla, sostenne che Flora era una prostituta. Ma a quanto pare nessuno gli credette, o nessuno se ne curò, e le feste di primavera continuarono tranquillamente, per secoli. Con o senza spogliarelli, a seconda dei casi, ma sempre, come è giusto, nel segno del benessere e dell'allegria.

Eva Cantarelli

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