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10 febbraio, 2010

Pensieri nello spazio

E' nello splendore del verde , nella morbida e brillante coltre dei prati, nella macchia ombrosa dei cespugli e nello svettare smeraldino delle cime degli alberi bagnate di luce che lo sguardo umano riesce infine a trovare, fra l'abbagliante energia del sole e la profondità cobalto del cielo, il suo appagamento, quella quiete interiore che nasce dal ritrovare se stessi nell'inscindibile legame con la terra.
E immerso nella natura, nella rigogliosa campagna trevisana, Simon Benetton, scultore veneto noto in tutto il mondo, vive e lavora circondato e ispirato dall'ampio giardino che accoglie, tra i boschetti di betulle e di bambù, gli abeti e i gelsi centenari, gli ondeggianti canneti e i generosi alberi da frutto, la sua abitazione e il suo atelier.
L'arte di Simon Benetton, la cui lunga ricerca personale l'ha condotto dalla fase figurativa alla vibrazione plastica dello spazio, si muove tra orizzontalità e verticalità, tra realtà e idealismo, ma delle opere che diventano espressioni di libertà. Sculture nate da una sfida con la materia da lui prediletta, il ferro, talvolta alleato, talvolta antagonista, sempre e comunque da dominare dopo una lunga battaglia creativa.
"Dalle lamiere io libero il pensiero, il senso della vita, alleggerendolo dalla pesantezza della materia", spiega Benetton, rivelando anche attraverso le parole il suo ottimismo e l'inesauribile energia vitale. "La lastra di ferro rappresenta l'umanità con tutti i suoi sentimenti e i suoi pensieri, che vengono scavati ed estrapolati con la fiamma ossidrica". Rigorose ed essenziali linee, spirali e parabole che si librano lievi nell'aria come pure essenze, nate non dall'impulso ma da una riflessione profonda, ragionata, che sfocia in una visione completa che deve precedere la realizzazione dell'opera: "Il ferro non ammette pentimenti: va diretto come un attore che recita il copione di cui io sono autore, dice Benetton, che per questa sua capacità di plasmare la materia è stato definito "l'artista che fa volare il ferro".
Ed è dall'osservazione della natura, che tutto sa e tutto insegna, che lo scultore trae la sua ispirazione. A iniziare, simbolica presenza e memento, dal tronco d'albero rivestito "ad arte" di muschio e di funghi, posto di fronte all'ingresso del suo atelier. Una scultura naturale che convive con le numerose opere disseminate ,non casualmente,nel giardino "Il segno deve vivere su un fondale pieno",spiega l'artista,e così su una fitta barriera di foglie di betulle si staglia i due movimenti,scultura in ferro patinato del 1992 che raffigura la dinamica del pensiero,l'idea che diventa figura come se si trattasse di un racconto disegnato nello spazio. I due movimenti sono dati dalla forma rotonda e dalla verticalità: il cerchio è la mente, il moto ascensionale è il fluire della conoscenza. Sempre il movimento nello spazio, unito allo spinta di raggiungere il traguardo, è raffigurato nell'opera in resina Equilibrio , dedicata al mondo dello sport visto che l'originale, in acciaio corteo, si trova al Palasport di Udine , costituita da un'elica centrale con grandi piastre che si aprono sullo sfondo di possenti e antichi gelsi secolari.Dalle "piante del tempo", spostandosi al fitto boschetto di bambù, s'incontra la scultura Struttura politica: quattro elementi di lamiera che la patina di ruggine  "Il sudore del ferro", a dire dell'artista  pone in simbiosi con la natura sono uniti da una sorta di ventaglio per creare una sequenza ,un ritmo in continua crescita che suggerisce come dovrebbe essere la politica del mondo;attiva nel costruire e non nel distruggere.Simbolo del progredire dell'uomo, della sua irrefrenabile pulsione verso la conoscenza, è anche la recente scultura Arcobalenante, che svetta nei pressi del laghetto, la cui struttura, una nervatura sormontata da una sequenza di cerchi, vuol rappresentare un arcobaleno cavalcato dall'umanità, punto d'incontro tra gli uomini e gli dei: eterno anelito verso l'infinito e l'ignoto.In un altro angolo del parco s'incontrano alcune macrosculture che rappresentano oltre vent'anni di attività dell'artista: dalla Vela, opera in acciaio corteo che suggerisce l'idea del viaggio alla scoperta del mondo, a Dike, bozzetto per una scultura a forma triangolare alta settanta metri, mai realizzata, che avrebbe dovuto essere collocata a New York come contrappunto alla Statua della Libertà per rappresentare l'evoluzione dell'uomo.Ci sono poi ,la grande foglia,bozzetto alto tre metri il cui originale è il simbolo della città di Cesena, e Colonna infinita, altro bozzetto per una scultura custodita al Museo di Arte Moderna Bargellini, a Pieve di Cento (Bo).Ma Benetton ha voluto anche realizzare opere che vanno vissute, attraversate, come II giardino dei filosofi  l'originale, di forma più ridotta, si trova al Museo dell'Università di San Paolo del Brasile, dove il visitatore può camminare tra i cinque elementi di forma geometrica che la compongono;il cerchio,simbolo del ripensamento,il quadrato,che rappresenta l'ossessione a causa dei quattro lati identici che non permettono via d'uscita; poi il triangolo, cioè il punto d'arrivo; l'immancabile orizzonte e, infine, una serie di linee sinuose che danzano nello spazio senza vincoli: un inno alla libertà. Perché nel complesso cammino dell'artista, dal figurativo all'astratto, dalla sagoma al modulo, non è mai venuta meno la fiducia nell'uomo e nella sua capacità di essere libero, di protendersi verso l'infinito per potersi tuffare nel mare della conoscenza.
Anna Mazzotti

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