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05 giugno, 2011

Tra il cemento cittadino l'erba è sempre più verde.




Forse finirà per diventare il manuale di sopravvivenza di un pianeta sempre più antropizzato, tutto laterizio
e cemento, acciaio e vetro, dove ogni centimetro di verde sarà prezioso e conteso. Oppure, in scenari meno apocalittici, resterà un vademecum domestico di piccole emozioni.
Come quella di vedere il filo d’erba che trafigge l’asfalto. Perché Il giardino inaspettato (Electa, pp.216, euro 49) di Emanuele Bortolotti ha l’obiettivo di «Trasformare angoli di cemento in spazi verdi» come chiarisce il sottotitolo. E ribadisce lui: «Mi sono stancato di vedere cortili tristi e senza verde dove il gioco dei bambini e le biciclette sono banditi, distese
infinite di tetti vuoti e grigi dove le uniche presenze sono impianti tecnici e antenne, cavedi e seminterrati vissuti come spazi di risulta e di abbandono, muri ciechi grandi quanto palazzi che testimoniano in modo desolante la rinuncia dell’architettura». Bortolotti, con pragmatismo, non si attarda in considerazioni teoriche, ma istruisce
su come inserire vasche per fioriere sui travi strutturali dei palazzi per uffici; ricavare un’oasi verde sopra un garage; costruire un soffitto di glicine; delimitare un lato della casa con il bambù; erigere giardini verticali a consumo energetico zero o comporre una parete vegetata senza terra; far rivivere un seminterrato con rampicanti e ricadenti; incorniciare d’edera le finestre; ingentilire asfittici varchi fra palazzi con canneti. In questo testo di landscape design, a cavallo fra arredamento, architettura e giardinaggio, le idee sono tante, alcune davvero sorprendenti, altre più prevedibili e praticabili. In ogni caso, i suggerimenti sono così eterogenei che è davvero improbabile che non si trovi una soluzione per sé. Perché, al di là dei progetti più ambiziosi come il prato sui tetti di Toronto, illustrati da fotografie e disegni, il pregio maggiore di questo libro è di muovere dall’idea che, in attesa delle grandi strategie pubbliche e delle rivoluzioni copernicane di urbanisti e architetti, siamo tutti noi, con le singole scelte, che possiamo fare qualcosa. Qui e adesso, in casa nostra, dalla cantina al balconcino.

di AURELIO MAGISTÀ

Fonte; Il Venerdì di Repubblica

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