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07 marzo, 2011

" Il giardino dimenticato "


 Il giardino Buonaccorsi a Potenza Picena sorge in cima ad un colle che si affaccia sull'Adriatico, lungo la costa marchigiana.Nonostante gli oltre 250 anni di vita, il giardino è in perfette condizioni e conserva lo stesso disegno con il quale fu concepito, le stesse terrazze geometriche e gli arredi, così che oggi ci appare identico a come fu ritratto a metà del 700 da un ignoto pittore.
E infatti sono i giochi d'acqua, le grotte, i corridoi verdi, le vasche, le statue, le aiuole disegnate con siepi di bosso, racchiuse fra cornicine di pietra. Tanta cura nella conservazione la si deve al fatto che il giardino è appartenuto, dalla sua creazione e sino al 1979, alla stessa famiglia, quella dei Buonaccorsi. Ciò che stupisce è che, nonostante la sua bellezza, il giardino sia passato attraverso il tempo senza lasciare tracce di sé ne documenti, senza lasciare segni, praticamente ignorato da studiosi dell'arte e amanti del giardino, una sorta di "giardino dimenticato". Si compone di cinque terrazze che digradano sul lato sud della collina e gode quindi del massimo soleggiamento, al riparo inoltre dai venti freddi. Tanta solarità ha permesso la coltivazione di spalliere di agrumi addossate ai muri di contenimento delle terrazze, di palme, di lauri, di gelsomini, di oleandri e di annuali che amano il caldo e il sole. L'entrata del giardino è segnata da alte palme Trachycarpus fortunei, che introducono alla prima terrazza, a livello del piano nobile della villa. E subito ci si stupisce per la varietà dei disegni delle aiuole: stelle, losanghe, tondi, quadrati, ottagoni, triangoli... e per le numerose statue, gli obelischi e le sfere che arredano il verde e ne fanno una specie di ricca stanza in cui abitare all'aperto.


 A primavera il giardino si fa ancora più ricco, quando, cessato il pericolo di gelate, i grandi vasi di coccio con i limoni, gli aranci e i mandarini che hanno trascorso l'inverno nell'antica limonaia, vengono portati all'aperto e posati su cubi di pietra tra le aiuole e sui muretti. Un'attenzione particolare meritano le statue settecentesche scolpite in pietra bianca che popolano il giardino. Sono 160 e suddivise secondo i temi che rappresentano: buffoni, gnomi, maschere e figure grottesche sono distribuiti in bell'ordine sulla prima terrazza e alleggeriscono la geometria simmetrica delle aiuole con l'invito allo scherzo. Nella seconda terrazza solenni ritratti di imperatori sfilano fianco a fianco con bellissime camelie, lungo il corridoi dei cesari cui danno il nome e ammantano di classicità la lunga siepe di bosso in cui sono inseriti.


 Le statue di Pan e della dea Flora al centro di nicchie e grotte fanno emergere il gusto per la mitologia che non mancava mai in un giardino del '700. Ma niente di tutto questo va preso troppo sul serio, poiché in questo giardino lo scherzo è sempre pronto, basta infatti un gesto del giardiniere per mettere in moto, ancora oggi, getti d'acqua nascosti che bagnano all'improvviso i visitatori, esattamente come avveniva un tempo, secondo quanto ha lasciato scritto uno storico dello scorso secolo, Cenerelli Campana: ». La terza e la quarta terrazza sono le più ricche di colori dovuti a cuscini di calendule, di bocche di leone, di violaciocche, godezie, che sembrano essere contenute a stento tra le cornici di bosso. Rigogliosissime poi le aiuole coltivate a statice (Limonium sinuatum), una pianta che di solito viene utilizzata solo come fiore reciso, in particolare nei mazzi di fiori secchi, e che invece ha dimostrato in questo giardino di essere uno splendido elemento decorativo, adatto soprattutto a terreni drenati, ben soleggiati e resistente persino all'aria salsa del mare.


 L'ultima terrazza racchiude un lembo di prato spontaneo che a primavera è tappezzato di pratoline e di ornitogali (Ornithogalum umbellatum) e sembra confondersi con la campagna intorno. Ai lati estremi della terrazza, due antiche peschiere ovali, un tempo utilizzate come riserve d'acqua, offrono l'habitat ideale a ninfee colorate. Dopo aver percorso tutta la terrazza e la monumentale limonaia addossata al muro di sostegno, si può risalire verso la sommità della collina attraverso una lunga scalinata coperta da una galleria di edera e di profumato Trachelospermum jasminoides o falso gelsomino, così rigoglioso e denso da non lasciare passare nemmeno un raggio di sole. Di qui si può entrare nel boschetto che, come era usuale nei giardini marchigiani del '700, era completamente separato dal giardino di fiori. Anticamente usato per l'uccellagione, questo piccolo bosco costituito da bellissimi lecci, nell'800 fu trasformato in un giardino romantico all'inglese e corredato da ponticelli, belvederi verso il mare e piazzole con sedili di marmo.Dirigendosi verso l'uscita, ci si trova dinanzi ad un monumentale portale verde ritagliato in uno splendido cipresso di 280 anni, che fa da ingresso alla chiesetta privata, l'ultima meraviglia di un giardino che ha vissuto per tanti anni quasi nascosto e che invece ha molte cose da raccontare.

Testo - Elena Contri
Foto - Massimiliano DC
















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