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14 febbraio, 2011

Le ragioni della natura



 "A parole sembra facile, ma sfido gli Italiani a fare dei giardini all'inglese. Il calore del suolo e l'ardore del sole li privano di una piacevole varietà di tono, di colore...". La perentoria affermazione ancien règime del principe de Ligne è smentita decisamente dall'impostazione pittorica e radicatamente britannica del giardino che Paolo Genta Ternavasio ha realizzato in un'antica proprietà di famiglia a Cavallermaggiore, nella campagna piemontese.
Il parco è evidentemente ispirato a una englishness di fondo, comprovata dai muretti rustici e dai sentieri d'erba e di mattoni, dalle rose antiche e rampicanti, dalle bordure miste, dalle fitte siepi, dall'uso puntuale e sapiente di volumi di bosso fantasiosamente scolpiti secondo i canoni dell'ars topiara. Un'esercitazione colta, lontana da elementi effettistici, che si snoda tra ispirazioni britanniche settecentesche – non possono non venire alla mente i giardini di Capability Brown - vedi foto - , ma più ancora quelli di Payne Night, Price, Gilpin –, filtrate attraverso un certo sorvegliato razionalismo illuminista di marca franco-piemontese. La presenza dell'acqua e il disegno solo apparentemente irregolare delle piantagioni arboree, querce, tassi, tigli, pioppi bianchi e cipressini, completano il sortilegio, mentre vialetti ombrosi e siepi intagliate a cono, a spirale, a cilindro, nonché statue antiche, sedili e obelischi lapidei sembrano voler affermare quell'idea di natura metodizzata che era tanto cara ai filosofi dell'illuminismo e che si è incarnata nella suggestiva esperienza pittorica settecentesca di Hubert Robert.Un padiglione esagonale di gusto nordico, dalla cupola rivestita di rame, fluttua quasi sospeso sulle acque di un laghetto punteggiato di ninfee, e la pietra che riveste la piscina conferisce all'acqua una colorazione che varia a seconda dell'intensità della luce.Il complesso sorge laddove ai primi del Seicento esisteva un convento di San Francesco. I fabbricati attuali risalgono al XVIII secolo e si dispongono secondo due lunghe maniche ad angolo retto che abbracciano il giardino interno, un orto e una zona a  ghiaia mentre un più piccolo corpo edilizio, un pavillon en lanterne staccato da quelli principali, si affaccia sul vasto parco. Forte è la sensazione di una meditata fusione tra il verde e il costruito.In un angolo del parco, nel 1992 è stato disegnato e realizzato un labirinto rettangolare, tracciato di pareti di bosso e pavimentato in mattoni di recupero, dominato al centro da una colonna sormontata da una sfera in pietra. Esoterica meta da raggiungere che si può conquistare superando ben quattro possibilità d'errore, la colonna rappresenta il cuore della composizione. Un labirinto più per ritrovarsi che per perdersi, come il giardino del finale delle Nozze di Figaro, che lontano dalle oscure metafore barocche contraddice Jorge Luis Borges che lo definisce "1a menzogna più grande di tutte".

Testo - Cesare Cunaccia -
Fonte - AD -



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