Related Posts with Thumbnails

06 luglio, 2010

Il parco della "Burcina"




Burcina" deriva dall' antico termine dialettale "bru" che significa erica, pianta che nell'antichità ricopriva l'intera collina. Segno di un passato remoto che risale addirittura alla tarda età del bronzo, quando tutta la zona era abitata da popoli prevalentemente dediti alla caccia e alla pastorizia, e alla conseguente filatura e tessitura
della lana.
Documenti risalenti al 1379 descrivono la Burcina ricoperta di boschi selvaggi, patrimonio privato dei conti di savoia ma la storia di questo colle, che più si avvicina ai nostri giorni, comincia solo verso la metà dell'Ottocento quando il territorio, ormai allo stato selvaggio, incolto e abbandonato ad un pascolo incontrollato viene messo in vendita dal comune di Pollone per rimpinguare le proprie casse. L' acquisto dei terreni da parte di un imprenditore locale Giovanni Piacenza, è l'inizio della sua rinascita.Nato a Pollone nel 1811, industriale laniero d'avanguardia e politico attivo , Giovanni pone le basi per quello che sarà de
stinato a diventare uno dei più bei parchi d'Italia.In parte giardino, in parte prato e bosco, il parco da una ventina d'anni è diventato Riserva naturale. Si estende per una superficie di 57 ettari a ridosso delle prealpi biellesi, salendo da un'altitudine di 570 metri agli 830 metri della sommità del colle. E'un paesaggio montano caratterizzato dalla presenza di molte conifere tra cui abeti, pini, larici, grandi sequoie originarie della California, faggi e aceri ma che mostra anche specie esotiche e rare.Grazie a Giovanni Piacenza, la Burcina si arricchisce di boschi , si modella con strade, sentieri, laghetti, cascine, combinando gli elementi formali del giardino con, l'allora nuova, tendenza all'imitazione della natura tipica dell"architettura del paesaggio inglese. In seguito, Felice, figlio di Giovanni Piacenza proseguendo la via intrapresa dal padre trasforma, definitivamente, il parco in quel magnifico disegno vegetale che noi oggi possiamo ammirare : un immenso bosco-giardino concepito sulla più attenta imitazione della natura. Cinquantanni di appassionata dedizione per arrivare al superbo effetto di un paesaggio dove lembi di bosco si alternano ad ampi spazi erbosi, mentre viali fioriti scandiscono la salita verso la cima. L'occhio è lasciato libero di spaziare sul più famoso gioiello del Parco, la "conca dei rododendri", due ettari di varietà arboree che provongono dal Caucaso e dall'Himalaya e che fioriscono quasi contemporaneamente tra maggio e giugno. E' uno spettacolo mozzafiato che marca il territorio con effetti cromatici unici nel loro genere. Rododendri ed azalee fioriscono anche la parte più alta del parco per un'estensione complessiva di trentamila metri quadri: macchie smaglianti di colore, eco della pittura impressionista che proprio ai tempi di Felice tanta influenza ebbe su artisti e amanti del bello. In vetta ci si arriva senza sforzo, passeggiando tra le quinte di un parco progettato per offrire continue sorprese: il boschetto di larici realizzato con l'idea di riprodurre il tipico ambiente alpestre, il celebre viale dei liriodendri (detti anche "alberi dei tulipani" per la forma dei fiori), la cui colorazione autunnale unita al bronzo di un boschetto di grandi faggi, suggerisce l'emozione di un'altra, diversa macchia pittorica, la presenza di alberi rari dalle origini lontane, capaci di convivere in perfetto equilibrio con le piante locali.Il Parco è, insomma, ricchissimo di spunti botanici: perché se non è tempo di fioriture, sono i colori autunnali ad ammaliarci o l'imponenza delle conifere o infine gli scorci che sorprendono un paesaggio che non ha dimenticato la ruralità della sua antica origine.La Burcina, infatti, nulla ha del grandioso giardino romantico, appendice aristocratica di una villa, con relativi elementi ornamentali, le statue, il tempietto, i ruderi. Ma neppure ha il carattere dell'orto botanico dove il collezionismo e l'esasperata catologazione sopravanzano le emozioni. E' piuttosto l'espressione di una natura libera da schemi e geometrie, frutto della dedizione di tre generazioni di uomini Giovanni, Felice ed Enzo che nell'arco di un secolo hanno trasfuso nel Parco tutta la propria passione per la Natura e la tutela dell'ambiente. Il modo migliore per visitare la Burcina è percorrere la strada sterrata che dall'ingresso si snoda sinuosa a salire fino in cima al colle, offrendo di volta in volta scorci prospettici, pendii scoscesi, visioni "a cannocchiale" progettati appositamente per non rendere mai banale il percorso, fino a raccogliere nello sguardo il panorama delle montagne biellesi.E' soprattutto grazie alla sensibilità paesaggistica di Felice Piacenza se possamo passeggiare tra chiaroscuri e masse cromatiche che esplodono nella primavera. Non percepiamo la fatica e neppure la difficoltà del progetto: abbandoniamoci all'armonia del luogo.
Il clima è dolce, l'aria è trasparente e noi ci lasciamo invadere da preziosi sentimenti emozionati.Nel più puro spirito romantico.

0 commenti:

Posta un commento