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11 agosto, 2011

Fichi, dolcezza dell'estate



Con quelle foglie grandi e sagomate come le dita di una mano, leggermente pelose, ancestrale vestito del primo uomo  e della prima donna. Con quei frutti che, appesi all'albero,all'apparenza non dicono nulla, ma fanno esplodere la loro sensualità quando, spaccati, rivelano la dolcissima polpa rosso brillante come carne viva.
E'con queste poco appariscenti virtù che i fichi, simbolo di fertilità e abbondanza, si sono conquistati un posto nell'immaginario che l'uomo ha mutuato dalla botanica, insieme alla rosa, alla mela e altri pomi. Gli storici sostengono che con la vite, l'ulivo, il melograno e il dattero, il fico ha contribuito a rendere l'uomo stanziale. Possiamo aggiungere che la pianta è tenace e cocciuta, che più la tagli e più ricaccia, che si accontenta di poco in fatto di terreno. Non si fa fatica a credere che ci siano persone come Paolo Belloni, già fotoreporter milanese, oggi collezionista di alberi da frutto nella campagna pugliese, che per questi dolci frutti ha dato una svolta alla propria vita. Si è trasferito al Sud, dove meno diffusa è l'abitudine a valorizzare la biodiversità e si è dedicato alla raccolta e riproduzione di antiche varietà, aiutato da tanti appassionati raccoglitori di piante. In questo numero, ne presentiamo alcune delle 285 varietà che si possono ammirare nel Conservatorio botanico della Valle d'Itria da lui creato.
Sempre sotto il sole del Sud è fiorita un'altra bellissima storia che raccontiamo in queste pagine: quella della Lama degli Ulivi, una conca nella campagna di Monopoli dove un vivaista speciale come Stefano Capitanio, mancato troppo presto, sperimentava piante da caldo provenienti da tutto il mondo. E' una storia in cui c'entra anche un po' Gardenia. Infatti è proprio sulle pagine di questa rivista che Francesco Intini, medico e cliente del vivaio Capitanio, ha maturato la passione che lo ha portato a raccogliere l'eredità di Stefano.


EMANUELA ROSA-CLOT 
DIRETTORE DI GARDENIA




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