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04 luglio, 2011

Schiavi e galeotti




Gli operai addetti alla fabbrica della Reggia arrivarono ad essere anche 3000, comprese le donne, che però avevano un salario nettamente inferiore a quello percepito dagli uomini.
Le maestranze erano per lo più locali e napoletane, però non mancavano romani, milanesi e stranieri, tra cui numerosi turchi. C'era anche un folto gruppo di schiavi (maomettani) e di forzati provenienti dalla patrie galere, che alloggiavano nel villaggio di Ercole in un proprio quartiere quasi alle spalle della Castelluccia. Erano sorvegliati da un gruppo di soldati e da almeno uno sbirro. Non mancava l'aguzzino. Gli schiavi maomettani che si dichiaravano disposti a ricevere il battesimo, lo ricevevano dopo un anno di catecumenato e con esso la nazionalità napoletana. Dopo cambiavano alloggiamento, non potendo più stare con i maomettani. Se poi sposavano donne locali, diventavano uomini liberi e, al temine della giornata di lavoro, tornavano alle loro case.

La costruzione della Peschiera Vecchia fu causa di amarezza per l'architetto Luigi Vanvitelli, perché fu costruita nel 1769 durante un periodo di assenza da Caserta perché impegnato a restaurare il palazzo ducale di Milano. Su ordine del giovane Ferdinando IV, che volle che la Peschiera fosse subito costruita, il Collecini, primo aiutante del Vanvitelli ma non certo a lui fedelissimo, accettò l'incarico anche per ambizione personale e costruì la Peschiera in soli settanta giorni, avvalendosi dell'opera di circa 3000 operai, alcuni sottratti anche dal costruendo Acquedotto Carolino.
Quando Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV, volle costruire a Caserta un giardino "di paesaggio" alla moda inglese, incaricò Sir William Hamilton, ambasciatore dell'Inghilterra presso il Regno di Napoli, di trovare un esperto giardiniere inglese disposto a trasferirsi a Caserta per occuparsi dell'impianto e della cura del giardino. Così John Andrew Graefer, giardiniere carico di esperienza, nel 1786 arrivò a Napoli e quindi a Caserta, dove fu inizialmente ospitato nel palazzo Forgione a Sala di Caserta. Poi a Sala gli fu costruito un palazzotto, che lui non abitò mai, preferendo la palazzina "inglese" costruitagli nello stesso giardino. Graefer si trasferì in Sicilia nel 1798 lasciando a Caserta i figli Giovanni, Carlo e Giorgio.

Lorenzo Di Donato

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