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18 ottobre, 2010

L'amore per i fiori



Sono nato e ho vissuto a Quinto di Treviso, paese bagnato dal lento scorrere del fiume Sile che rende la zona un po' più verde del resto della campagna circostante; era il '51 quando sono nato, una terra di contadini che con fatica ma tanto amore sapevano trarre dai campi quei frutti che servivano a vivere, spesso solo a sopravvivere, sicuramente non ad arricchirsi.
Ma questa povertà non pesava, e la terra veniva rispettata, non si usavano pesticidi e anticrittogamici, i concimi erano quelli naturali prodotti dalle mucche con l'aggiunta di un po' di "sale". E in questa campagna non aggredita potevano crescere tranquillamente, nei campi di grano o di frumento , tante specie di fiori spontanei. Questo paesaggio ha accompagnato i primi anni della mia vita e spesso i fiori diventavano compagni di gioco e "naturalmente" imparavo i nomi e le proprietà che molte di queste piante avevano anche a livello curativo. I contadini poi, sapevano raccontare storie affascinanti per noi bambini, intrise talvolta di magia, dove certi personaggi, nati da una fantasia popolare forse "naive" ma sicuramente molto fervida, servivano a far conoscere meglio un fiore, le sue caratteristiche principali, il perché del suo nome. A metà degli anni settanta uscì un libro che ebbe un grande successo in tutto il mondo: La Collina dei Conigli di Richard Adams.


 Credo di averlo letto tre o quattro volte e lo considero responsabile, qualora ce ne fosse stato bisogno, di questo mio attaccamento al mondo della natura. La storia racconta di una comunità di conigli che vive, suddivisa in modo gerarchico, una realtà molto simile a quella della nostra società, con tanto di capi, militari, anziani, deboli, buoni e cattivi. La cosa che mi aveva affascinato di questo libro era che, immerso nella lettura, avevo cominciato a vedere il mondo dal basso, quasi come se anche il mio sguardo, come quello dei conigli, partisse tra i fili d'erba di un prato. Ogni coniglio, in questo racconto, ha il nome di una pianta, e sono stati scelti proprio bene: il più burbero si chiama Pungitopo, il più tranquillo Mirtillo, il più tenace Dente di Leone, e c'è anche ... Capitan Cerfoglio. Vi ho raccontato tutto ciò perché anche attraverso questa lettura ho imparato a scoprire alcune piante che prima non conoscevo e ad amare ancora di più un mondo che troppo spesso, per il nostro vivere di corsa, sottovalutiamo.
 Red Canzian

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