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06 settembre, 2010

"Le stanze delle meraviglie"



Il tempo dice sant'Agostino, "è un'estensione dell'anima". "La calma", dice un detto popolare, "è la virtù dei forti". Chi non sa far sua questa saggezza e non è capace di aspettare con pazienza il lento svolgere dei giorni si dimentichi la coltivazione della peonia.
L'esuberante bellezza della sua fioritura, perduta da tempo e oggi riscoperta dai capricci della moda, esplode infatti soltanto dopo otto anni dalla semina. Certo, per le piante innestate i risultati si vedono un po' prima, ma lo stesso numero di anni è necessario perché crescano fino a un metro di altezza. Poi, longeve e robuste, indifferenti ai freddi degli inverni, vivono bene lo scorrere del tempo. Ma quanta pazienza hanno richiesto alla fervida tenacia del suo proprietario.In questo caso, il proprietario è Melchior Sella, e la sua pazienza ha oggi la saggezza leggera e ironica degli anni. Tanti anni, e quasi tutti vissuti nell'amore della botanica e delle sue inevitabili, molteplici passioni. Il suo giardino, disteso nel morbido ondeggiare della campagna piemontese, ne ha viste parecchie, dai girasoli ai tulipani, ai lupini, fino al 1977, quando da un articolo di giornale Melchior Sella scopre che il suo sapere ha una lacuna: la peonia arborea. Da allora quella lacuna si è trasformata in un'esperienza di indubbia professionalità che lo ha portato a raccogliere nel suo giardino di Saluzzo ben 250 piante di peonia. "Ricordo ancora l'emozione", racconta, "quando dopo il peregrinare da un vivaio all'altro, respingendo gli inganni di chi mi voleva propinare la più semplice cugina erbacea, ho trovato la mia prima vera peonia arborea". Oggi, come omaggio alla primogenitura, domina al centro di una grande aiuola antistante alla casa, isolata dalla collezione di peonie che è invece stata raccolta in quattro "stanze verdi" disegnate dall'andamento terrazzato del giardino e sagomate dalla semplice natura campestre che le circonda.Infatti l'impianto del giardino, un tempo vigneto, è rimasto quello originario del primo Novecento, e fra un terrazzamento e l'altro le peonie dividono lo spazio con tamerici, forsizie, maggiociondoli, peschi, meli e ciliegi. Oltre i vialetti, stretti in minuscole salite e discese, la vista si apre all'ondeggiare infinito di colori dall'impetuosa bellezza, arrivati qui da tutte le parti del mondo, America compresa.Abbandonate all'abbraccio spontaneo della natura, le peonie raccontano la storia di una passione ventennale, dove la pazienza dell'attesa è stata premiata con piante enormi, alcune così alte da poter essere ammirate soltanto salendo su una scala. Ma non basta. Emulo di quei botanici che tra Sette e Ottocento varcarono i confini della Cina, patria delle peonie, per regalare all'Europa i segreti di quella bellezza,Melchior Serra si è trasformato in pellegrino discreto e tenace,che nel suo vagere tra il piemonte e la vicina Francia ha fotografato e catalogato tutte le peonie selvatiche.Un giardino segreto, un giardino di passioni. Per un fiore antico dalle proprietà terapeutiche – la peonina è infatti un potente sedativo – il cui nome deriva per l'appunto da Peon, medico degli dèi dell'Olimpo; e la cui bellezza, nata in Cina 1.400 anni fa, viene lì ancora celebrata con la grazia della poesia: dalla leggenda che vuole la peonia generata dall'unione di due creature celesti sulla Montagna dei Diecimila fiori e protetta, fin dal VI secolo, da un apposito decreto imperiale, alla suggestione dei suoi mille nomi, Collana di perle o Ballerina di porpora o Pesca maliziosa, alla festa nazionale che ogni anno celebra il momento della sua fioritura.E qui a Saluzzo la Cina è davvero vicina se le peonie devono dividere il campo, e l'amore del proprietario, con un agguerrito rivale: il bambù. Boschetti vecchi di quindici anni e rari nel valore delle specie distendono ovunque le loro radici invadenti, a disturbare rose e peonie. "t l'incedere travolgente della passione, dove l'emozione è spesso legata all'errore", dice sorridendo l'anziano botanico mentre sfoglia con allegria i sessanta album fotografici che questa passione raccontano.Forse è proprio vero,come recita un antico adagio orientale,che un uomo che ama il suo giardino non invecchia mai,perchè ha sempre nel cuore la primavera dei suoi fiori.

Elena Sozzi

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